lunedì 21 marzo 2016

Dalla Madonna del Ghisallo all'incantevole Bellagio

C'è una chiesetta bianca con il campanile in pietra, poggiata su di un valico boschivo a 750 metri di altitudine proprio nel mezzo del lago di Como. Fuori campeggiano i busti di certi campioni d'altri tempi: Gino Bartali, Fausto Coppi e Alfredo Binda; probabilmente li avete sentiti nominare anche voi. Poco distante da loro, in pose sorridenti, ci osservano i visi scolpiti di Don Ermelindo Viganò e Don Luigi Farina, rettori di questo luogo sacro. Siete riusciti a capire dove ci troviamo? Vi do un altro indizio: la chiesa è divenuta meta di pellegrinaggio per gli amanti della due ruote a pedali e negli anni la sua fama è cresciuta a livello esponenziale tanto da motivare la costruzione del Museo del ciclismo. Avete indovinato? Siamo al colle Ghisallo dove, nella sua 'solenne piccolezza', si erge il Santuario della Madonna del Ghisallo


Il Santuario dei ciclisti, Madonna del Ghisallo 

Cimeli all'interno del Santuario
Per arrivarci abbiamo percorso in auto la strada sul lato sud del Ghisallo proveniente dal 
lago Segrino, superando una folla di ciclisti sgranati lungo il percorso e dall'andatura via via più lenta man mano si avvicinava la cima, e una volta giunti a destinazione ci siamo lasciati catturare dall'irresistibile richiamo del SantuarioAl suo interno sono custoditi diversi cimeli donati da coloro che hanno scritto la storia del ciclismo, come ad esempio la bicicletta del vincitore del Giro d'Italia 1976 Felice Gimondi e quella di Maurizio Fondriest campione del mondo 1988, o il body e la due ruote usati da Francesco Moser per stabilire il record dell'ora a Città del Messico nel 1984. Non mancano neppure le maglie Rosa, le maglie Gialle e quelle iridate di moltissimi campioni con tanto di dedica e firma.   
Ricordi di Francesco Moser nel Santuario

Lo spazio ristretto e sovraccarico di oggetti della chiesetta contrasta con l'ampiezza del piazzale esterno in cui si staglia la statua dedicata a uno sport che da oltre un secolo appassiona grandi e piccini, trascina in strada milioni di tifosi e fa sfidare i propri limiti a migliaia di amatori i quali, in sella alla bici, ripercorrono le leggendarie strade del Giro d'Italia. Pure il Ghisallo rientra in questa famosa categoria di salite se pur la sua fama sia maggiormente legata al durissimo Giro di Lombardia, chiamato anche la classica delle foglie morte perché si svolge in autunno come gara di chiusura della stagione ciclistica internazionale. 
Maglie e coccarde esposte nel Santuario

Torniamo alla bella scultura dedicata al ciclismo sotto cui è stata fissata una lastra con incise le seguenti parole da me pienamente apprezzate: "poi Dio creò la bicicletta perché l'uomo ne facesse strumento di fatica e di esaltazione nell'arduo itinerario della vita. Su questo colle essa è diventata monumento all'epopea sportiva della nostra gente che sempre è stata aspra nella virtù, dolce nel sacrificio". C'è un lato poetico, divino mischiato alla parte faticosa e pragmatica del gesto atletico. E' una descrizione perfetta dell'andare in bicicletta che spiega il successo di pubblico e di praticanti di questo sport. Per enfatizzare tale passione è stato costruito persino un Museo del ciclismo (purtroppo non visitato a causa della chiusura stagionale; per questo motivo vi invito a consultare il sito internet http://museodelghisallo.it/ dove troverete informazioni su orari, prezzi e molto altro).  
Scultura alla Madonna del Ghisallo

Veduta dal Belvedere Grigne di Civenna
Il versante più famoso del Colle Ghisallo è di certo quello di Bellagio, da noi percorso in discesa in un turbinio di tornanti e caratterizzato da una pendenza media impegnativa con punte del 14%. In compenso gli audaci che decidono di sfidarlo in bicicletta riescono a pedalare protetti dal verde di un bosco rigoglioso e di tanto tanto possono concedersi una pausa per godere della splendida vista sul promontorio di Bellagio e su tutto il bacino circostante. A tal proposito, un punto panoramico eccezionale è il 'Belvedere Grigne' di Civenna dominante il ramo del lago di Como verso Lecco. L'asprezza delle Grigne mescolata alla dolcezza delle sponde lacustri rendono il paesaggio spettacolare e gli abitanti del paese lo sanno bene, tanto da celebrarlo con una targa su cui è stato inciso: "vi presento una bellezza che non si può rubare, ma godere o invidiare".

Passiamo da una bellezza all'altra giungendo nella perla del lago di Como: Bellagio. In passato ho dedicato un articolo alla romantica Villa Melzi, simbolo del luogo, e se siete interessati potete trovare il post sul blog all'indirizzo internet:  
http://amareviaggiarescrivere.blogspot.it/2014/05/villa-melzi-bellagio-scatti-dal-lago-di.html
Inoltre avevo inserito Bellagio in un itinerario di quattro giorni alla scoperta dei castelli, delle ville e dei borghi di Valtellina e del lago di Como, pubblicato dalla nota rivista on-line 'Turisti per caso' (collegamento internet: http://turistipercaso.it/lombardia/71428/castelli-ville-e-borghi-della-valtellina-e-del-lag.html ), e con piacere ne riporto qui di seguito uno stralcio per farvi comprendere la magia del posto. 
Scorcio di Bellagio: la perla del lago di Como
"Bellagio è un antico borgo caratterizzato da stretti vicoli e ripide scalinate il cui fondo è disegnato da migliaia di ciottoli levigati dal tempo e dall'incessante passaggio del turisti. Qui, protetti dall'abbraccio di antiche abitazioni, si cammina allietati da graziosi negozietti di souvenir e oggetti di artigianato e da costose gioiellerie. Qua e là compaiono eleganti ristorantini e graziosi caffè il cui profumo dei piatti appena serviti si trasforma in un irrinunciabile richiamo per l'affamato visitatore. A Bellagio si respira aria di vacanza, voglia di rilassarsi e rigenerarsi, magari in uno dei bar che offrono delle ampie aree esterne in riva al lago, e di godere delle meraviglie che il lago di Como sa regalare a ciascuno di noi". 
Veduta da punta Spartivento di Bellagio

Stavolta non ci limitiamo a gironzolare per il centro ma proseguiamo la passeggiata fino a punta Spartivento, all'estremità settentrionale della penisola di Bellagio, dove le quiete acque del lago di Como si aprono davanti a noi in tutta la loro ampiezza dandoci l'impressione di essere sulla prua di una nave che naviga in direzione delle montagne innevate della Valtellina.

Un ultimo sguardo e poi giriamo le spalle al panorama puntando davvero verso casa, ma purtroppo in auto e non a bordo di una lussuosa imbarcazione. Fa niente, accontentiamoci di sognare e soprattutto di trascorrere molte altre belle giornate come questa.

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

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