martedì 27 ottobre 2015

Babilonia EXPO

Ancora pochi giorno e poi il sipario calerà sull'Expo 2015 dando involontariamente il via al countdown per la prossima edizione dell'esposizione mondiale, dal tema 'Energia per il futuro', che si svolgerà nel 2017 nella capitale del Kazakistan Astana e successivamente alla più maestosa edizione del 2020 a Dubai negli Emirati Arabi Uniti dal tema 'Collegare le menti e creare il futuro'. Ho utilizzato il comparativo 'più maestosa' in quanto i visitatori previsti per l'Expo di Dubai superano i 25 milioni mentre quelli stimati per la sorellina kazaka si aggirano intorno ai 7,5 milioni.

Un bello scorcio all'interno di Expo


Ma torniamo al presente e alla 'babilonia' dell'Expo di Milano. Per descriverla ho scelto con cura il nome 'babilonia' perché è stata questa la mia impressione ancora prima di superare i tornelli d'ingresso. Caos sul treno dei pendolari per raggiungere la stazione Rho Fiera sul quale siamo stati pigiati per quasi un'ora come fossimo sardine in scatola, file indistinguibili a tutte le quattro entrate del sito, una fiumana di gente lungo l'intero Decumano dove orde di scolaresche stramazzanti si mescolavano a lente comitive di pensionati e a genitori con passeggini terrorizzati di perdere nella folla i figli più grandicelli. Insomma, il primo colpo d'occhio si è rivelato una parziale delusione. 
Il particolare e variopinto esterno del padiglione cinese
I diversi padiglioni e l'ambientazione in generale sono stati realizzati con cura mescolando insieme innovazione, tradizione ed ecologia ma la sproporzionata confusione ha reso difficile apprezzarne il senso e la bellezza. Nonostante ciò ne è valsa la pena trascorrere qualche ora all'Expo, se non altro per toglierci la curiosità sull'evento mondiale, del quale parlano e scrivono tutti, incentrato sull'alimentazione e sull'impegno degli Stati di conciliare la sostenibilità con le future e sempre crescenti esigenze nutritive dell'umanità.

I 'semi' della Malesia

Inutile precisare l'impossibilità di visitare per mancanza di tempo, e di pazienza, i padiglioni più gettonati come l'Italia, il Giappone, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti. Eccone invece alcuni che ci hanno regalato qualcosa sia essa un'emozione, una frase, l'ambientazione accattivante o semplicemente una curiosità.

Dentro i quattro grandi semi del padiglione della Malesia, simbolo di vita e crescita, si celano storia, cultura, tradizione, cibi e innovazione di un Paese, dal clima impossibile e dalle vaste foreste pluviali cuore di un incredibile biodiversità, divenuto negli ultimi anni fra i più ricchi e tecnologicamente avanzati del sud-est asiatico. 
L'ambientazione del ricco Brunei
Particolare la stanza dedicata all'olio di palma, importante elemento estratto da frutti rossastri pigiati in grossi grappoli alla base dei lunghi e flessuosi rami. L'attività di coltivazione ed estrazione dà lavoro a mezzo milione di persone e contribuisce al sostentamento delle comunità rurali le quali rivestono un ruolo fondamentale per il delicato equilibrio ecologico. 
Nel sito del Brunei, la cui economia non è basata principalmente sull'agricoltura bensì sul petrolio, un estratto del discorso del Sultano spiega gli sforzi di questo ricco paese per potenziare sia in quantità che in qualità la resa agricola. 
L'orto francese
Un sentiero fra orti, piccoli vigneti e frutteti introduce invece la visita al padiglione della Francia costruito con un intreccio di travi e pannelli in legno lamellare. I nostri cugini d'Oltralpe hanno riprodotto un mercato coperto nei cui soffitto e pareti sono esposti i loro prodotti d'eccellenza come cereali, vino, formaggi e verdure insieme alla varia utensileria indispensabile per cucinare e quindi sfruttare questo essenziale patrimonio: il cibo. 


     
L'orto verticale degli Stati Uniti
Entrando nel 'granaio' degli Stati Uniti (per intenderci una struttura ispirata ai grandi granai che siamo abituati a vedere nelle serie televisive country o nei film catastrofici dove gli uragani spazzano le sconfinate praterie del Kansas) si comprende come la libera e creativa imprenditorialità, pilastro del paese, abbia contribuito a una crescita sostenibile e incredibilmente varia nel campo alimentare. 
Gli Stati Uniti infatti non sono più conosciuti solo come la patria dell'hamburger e del cibo spazzatura bensì come una nazione sempre alla ricerca di nuovi stimoli che promuove le idee di persone appassionate e di talento nel campo delle tecnologie legate al ' giusto progresso nutrizionale'. 
Gli enormi tappeti del Turkmenistan
Personalmente mi hanno colpito la serie di pannelli costituenti le pareti esterne del padiglione sui quali sono coltivati ortaggi e piccoli frutti. Dotati di un movimento lungo l'asse verticale che consente loro una parziale rotazione e di un sistema d'irrigazione, i pannelli si possono definire dei veri e propri orti ma in verticale. 

Le tradizioni e gli enormi e bellissimi tappetti orientali intrecciati a mano del Turkmenistan si scoprono salendo i piani del padiglione sino al tetto dov'è stata montata la tipica abitazione mobile chiamata yurta. Il Turkmenistandi cui ho scoperto l'esistenza grazie all'Expo, è uno Stato schiacciato fra Kazakistan, Uzbekistan, Afghanistan, Iran e con una piccola porzione affacciata sul mar Caspio. Culla di antiche civiltà, è ricco di gas e petrolio e negli ultimi anni sta investendo ingenti risorse nella sostenibilità agricola che qui va di pari passo con il risparmio del consumo dell'acqua. 
Chi salendo la scalinata del Sultanato dell'Oman accanto alla conduttura in pietra nella quale scorre il bene più prezioso per la sopravvivenza, l'acqua, si è soffermato a leggere le parole di un quadretto? 

Costumi e piatti tipici dell'Oman
Spero le abbiate notate perché racchiudono il senso di questo esotico padiglione: "PASSATO, PRESENTE, FUTURO: in Oman abbiamo una fiorente tradizione agricola. Nel nostro clima secco abbiamo la necessità di porre molta attenzione nella condivisione delle risorse idriche. Oltre 2000 anni fa i nostri antenati hanno creato il sistema dei falaj per canalizzare l'acqua attraverso i villaggi. Questo sistema ancora oggi sostiene la nostra agricoltura." Pensate, l'acqua proveniente dal sottosuolo attraversa prima i villaggi per soddisfare le necessità domestiche e solo dopo prosegue nei palmeti fino campi coltivati, inoltre esistono dei rigidi turni per l'utilizzo dell'acqua da parte dei diversi agricoltori i quali la possono affittare per fasce orari di 15 minuti ciascuna. Qui si comprende la necessità di guardare al passato per migliorare perché innovare non vuole sempre dire cancellare ma significa integrare e rafforzare
Questo è il grande obiettivo del futuro: imparare da ciò che è stato, salvare il positivo per crescere, cambiare il negativo in qualcosa di costruttivo e in tal modo potremo nutrire il pianeta e la vita. 

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

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