lunedì 21 settembre 2015

Dalle dighe di Val d'Avio al Rifugio Garibaldi

E' la prima volta che ci avventuriamo nell'amena VAL D'AVIO, scoperta per caso grazie alle foto di un amico sui social network e subito inserita nel calendario delle nostre uscite in montagna, distribuite fra escursioni a piedi e faticacce in bicicletta.
La Val d'Avio, da me ribattezzata valle delle dighe per la presenza di ben cinque bacini artificiali alimentanti la grande centrale idroelettrica di Edolo, si trova nel cuore del Parco dell'Adamello e per raggiungerne l'inizio bisogna spingersi nell'Alta Valle Camonica fino al villaggio di Temù. Qui svoltiamo a destra e attraversiamo il fiume Oglio per ritrovarci sul versante meridionale e poi proseguiamo su una strada ingarbugliata fra le case della contrada finché recinti e cemento lasciano il posto alla fitta pineta. Il tracciato sale sconnesso all'ombra degli umidi e verdissimi rami delle conifere e guidando con molta prudenza, visto il pessimo stato del fondo stradale e le continue cunette, arriviamo ai 1580 metri di Malga Caldea dove si deve obbligatoriamente parcheggiare l'auto. Il panorama dall'alpe non è certo entusiasmante. Davanti a noi s'inerpica come un serpentello su una roccia soliva la strada di servizio alle dighe dalle pendenze inimmaginabili; in confronto il Mortirolo è una passeggiata. "Per fortuna che non siano in bici", pensiamo, altrimenti stavolta avremmo dovuto spingere ma vi garantisco che persino a piedi è faticosa. Decidiamo quindi di affrontarla tutta d'un fiato per non pensarci troppo e poco dopo intravediamo sotto noi, parzialmente nascosto dalla vegetazione, il laghetto d'Avio a 1900 metri di altezza. Il percorso diviene finalmente pianeggiante consentendoci di alzare la testa verso i picchi dell'Adamello via via più vicini e costeggia la successiva e ampia diga d'Avio. Prima di raggiungerne la fine lasciamo la carrozzabile per il comodo sentiero ondulato sopra il bacino Benedetto al termine del quale una fragorosa cascata vivacizza la quiete montana con zampilli e impetuosi gorgoglii.


Mirko e Alvin sulle sponde della diga d'Avio
In primo piano il bacino Benedetto e poi la diga d'Avio

La pausa pianeggiante è finita e bisogna arrampicarsi fra ruscelletti e cascatelle per superare un discreto dislivello roccioso sopra cui si appoggia la piana paludosa di Malga Lavedole. E' strano, ci sembra di aver lasciato di colpo la val d'Avio ed essere finiti in un classico paesaggio alpino con pochi pini, pascoli abbelliti da arbusti di rododendro e una lunga baita rifugio per le mucche ai piedi dei fianchi franosi della montagna. Se guardiamo verso l'alto però la presenza di due alti muraglioni incastrati come i pezzi di un puzzle tra i versanti spogli delle cime dell'Adamello ci ricorda esattamente dove siamo. Sulla destra è ben visibile la diga Pantano d'Avio mentre alla nostra sinistra spunta il bacino artificiale Venerocolo vicino al quale è posta la meta di giornata. 


La piana paludosa di Malga Lavedole

La grande diga Pantano d'Avio

Camminiamo lentamente calpestando i sassi della mulattiera militare risalente alla Grande Guerra, immane e assurda tragedia dell'umanità che in queste zone consumò sanguinose battaglie. L'aria si fa piacevolmente fresca perché raffreddata dalle poche lingue di ghiaccio sovrastanti, resti di un ghiacciaio ben più esteso e oggi in via di scioglimento al pari di tanti altri suoi 'colleghi'. 
Dopo circa tre ore di camminata dal parcheggio la chiesetta dedicata ai soldati caduti durante il Primo Conflitto Mondiale ci avverte che siamo arrivati. Qualche passo ancora e il Rifugio Garibaldi a quota 2550 metri compare su una piccola spianata ghiaiosa lateralmente al lago Venerocolo il cui muraglione è stato il riferimento visivo durante il lungo tratto di salita da Malga Lavedole in poi. 

Condizioni perfette, escursione entusiasmante e paesaggi da brivido: un'altra indimenticabile giornata nell'imponenza solitaria e magnifica della montagna.  

Il lago artificiale Venerocolo e sullo sfondo quel che resta del ghiacciaio omonimo

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

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