domenica 13 luglio 2014

Il ramo destro della Valmalenco


Il Dosso dei Vetti
Non vi è mai capitato di sognare il risveglio in un'accogliente baita di montagna col tetto dalle travi in legno, fiori alle finestre e un bel camino in sasso che ravvivi le fresche ed estive notti montane? Ovviamente il luogo sarebbe isolato ma qualcuno come per magia (in stile elfo domestico di Harry Potter che cucina, pulisce e riordina senza mai palesarsi) dovrebbe preparare una deliziosa colazione su un terrazzo assolato con vista mozzafiato sulla vallata. E' veramente un sogno, il sogno di tanti e anche il nostro che in piccola parte riusciamo a realizzare ogni bel fine settimana durante calda stagione, gustando il caffè in giardino e poi fuggendo in montagna in compagnia dei nostri due monelli a quattro zampe. 




Le baite del Dosso dei Vetti guardano il Pizzo Scalino
Oggi saliamo nella fresca Valmalenco che si raggiunge da Sondrio (capoluogo di provincia in Valtellina ) seguendo le indicazioni per il paese di Chiesa in Valmalenco. Da qui la valle si divide in due rami così come la strada e scegliamo di percorrere quella di destra che dopo stretti tornanti e buie gallerie si apre in uno scenario alpino nella conca di Campo Franscia. E' proprio dalle casette di questa intima località che lasciamo l'auto per proseguire a piedi su un ripido ma ben tracciato sentiero in una pineta che via via diviene sempre più fitta per poi aprirsi nei pascoli del Dosso dei Vetti






Sentiero che dal Dosso dei Vetti conduce al monte Campascio

I prati sono verdissimi ornati da piccoli fiori gialli, bianchi, azzurri e le malghe testimoniano il duro e paziente lavoro dell'uomo che in parte si è adattato al paesaggio e in parte l'ha domato. La vista sull'inconfondibile sagoma a cono del Pizzo Scalino è magnifica, così come'è affascinante il panorama verso le dighe di Campomoro e la salita dei 'Sette Sospiri' che conduce al rifugio Carate a quota 2623 metri e poi al più conosciuto rifugio Marinelli, base di partenza per la scalata al massiccio del Bernina che supera i 4000 metri. 

Ammiriamo le vette dal basso immersi nella pineta il cui sottobosco rilascia profumo di muschio, acqua e terra umida. In circa un'ora e trenta di cammino raggiungiamo il vasto pianoro del monte Campascio (1850 metri) attraversato dalle acque gelide e limpide del torrente Scerscen. Ancora oggi i grossi massi sparsi lungo la valletta e il sassoso letto del fiume, troppo grande per un tranquillo ruscello montano, testimoniano la catastrofica alluvione che si scatenò nel luglio del 1987 e investì l'intera Valtellina travolgendo strade, ponti, case, animali e prendendosi le vite di 53 persone. Adesso tutto sembra tornato normale, le ferite aperte sono state totalmente o parzialmente ricoperte da quella stessa natura che in pochi terribili giorni le aveva provocate.
Una pausa ristoratrice qui è d'obbligo, poi si può scegliere se proseguire verso il rifugio Marinelli, giungere in mezz'ora all'alpe Musella e quindi percorrere il sentiero perlopiù pianeggiante sino alle dighe di Campomoro, oppure concedersi intere ore di relax e in serata ripercorrere senza fretta lo stesso sentiero dell'andata. Confesso di aver scelto l'ultima opzione...i tracciati impegnativi li lasciamo a un'altra volta

Escursione alternativa dal Dosso dei Vetti: Poco sopra l'alpeggio terminano le piste del noto comprensorio sciistico dell'Alpe Palù che d'estate cedono il posto alla bassa e resistente vegetazione sopra cui si cammina agevolmente per partire alla scoperta del Monte Motta e dell'incantevole Lago Palù.  

Riempitevi gli occhi e il cuore con gli scorci splendidi di questo ritaglio di Valmalenco.

La salita dei 'sette sospiri' che porta al rifugio Carate

La vallata che ospita le omonime Dighe
Splendido scorcio montano nelle vicinanze del monte Campascio
L'inconfondibile sagoma del Pizzo Scalino
Segni dell'alluvione al monte Campascio

Grazie a tutti coloro che hanno visitato il mio blog e hanno condiviso questo post. Un caloroso saluto da Amare, Viaggiare, Scrivere.

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